Quest’articolo nasce per accogliere una vostra richiesta: quella di conoscere i testi più significativi con cui abbiamo cominciato a maturare l’idea di un percorso che ci ha portati, negli anni, qui ad Arcieri di Luce.
Un processo oggi ancora in atto, poiché riteniamo quello della crescita personale un cammino che sviluppa lungo una vita: un cammino con le sue pause, le sue meraviglie, le sue gioie e le sue erte salite.
Un cammino per il quale i libri che troverai qui sono stati per noi sagge guide e toccanti compagnie: bussole affidabili e muse ispiratrici.
Se siamo qui ad accompagnarti come Arcieri di Luce, in una qualche inquantificabile misura, lo dobbiamo anche a loro.
Con l’augurio che tu possa trovare, tra le loro pagine, qualcosa che ti scaldi il cuore ed illumini il cammino: così, almeno, è stato per noi.
Da Enrico e Loredana, a te dunque l’augurio di una buona lettura ed un cammino in buona compagnia.
Ti racconto una storia,
una storia che comincia con uno dei primi ricordi della mia infanzia:
ho poco più di due anni e, appena varcato l’uscio di casa, sgambetto con tutta l’energia che ho in corpo verso un filare di rose che si trova a pochi metri dal condominio in cui abito.
A detta dei miei nonni e dei miei genitori, se sparisco per un attimo alla loro vista mi ritrovano subito «a parlare con le rose davanti a casa» (per citare le parole con cui mi sono sentito più volte descrivere quegli anni).
Oggi, superati da un pezzo i quaranta, ti confesso che anche se ho perso memora di cosa dicessi ai fiori ed alle rose, ricordo però con intensità i fotogrammi di quelle ore passate a dialogare con loro: ne ricordo il profumo, la delicatezza dei petali e, soprattutto, un’intraducibile sensazione d’esser in relazione con quelle forme di Vita all’apparenza così diverse da me. Un’intraducibile sensazione d’esser in intima relazione con Madre Natura.
Nelle quattro decadi trascorse da allora, questa profonda comunione con Madre Natura è cresciuta con me: lo ha fatto accompagnando una costante ricerca sull’essere umano, sulle sue emozioni e sulle sue relazioni (anche con se stesso).
Spinto e motivato da questa ricerca ho attraversato così, anche in età adulta, diversi cambiamenti (uno di questi è stato completare un percorso quadriennale in Counseling, per intraprenderne la professione): in tutto questo, il desiderio d’introspezione e d’approfondire gli studi si è mantenuto in costante ed armoniosa relazione con i cicli di Madre Natura.
Così nasce «Alla Luce delle Stagioni», che si presenta sia come libro e sia come percorso di autoconoscenza: in entrambi i casi, poggia le sue basi su studi ed esperienze cominciati molti anni or sono ed in corso ancora oggi.
Il postulato di base è che conoscersi con amorevolezza sia un processo che renda piena la Vita e che, tra la più arricchente delle letture che tu possa compiere, ci sia quella che ti porta a «leggerti dentro».
«Alla Luce delle Stagioni» è l’esperienza di quanto si «legga meglio», alla luce di Madre Natura: un’esperienza che ora sono pronto a trasmetterti, a condividere con te. È il contributo di Madre Natura, alla lettura ed alla conoscenza di te.
Un cammino a tappe, per un cambiamento che resta.
Per saperne qualcosa in più, senza impegno alcuno, ti invito a scrivermi o chiamarmi: risponderò volentieri ai tuoi dubbi o curiosità in merito, data la passione che da anni mi muove verso questo progetto che, con la sua Luce, oggi si affaccia finalmente al mondo. Enrico.
«Nel mezzo di cammin di nostra Vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita» è forse uno degli incipit più famosi della letteratura italiana (probabilmente gli si avvicina solo «Quel ramo del lago di Como…»): chissà quante volte sarà successo anche a te, di sentirteli ripetere o doverli recitare.
Per quanto venga sovente citato a memoria, l’incipit de “La Divina Commedia” ha tuttavia un significato profondo: lo puoi trovare già a partire dall’iniziale informazione che, raggiunti i trentacinque [1] anni di età, la «diritta via venga smarrita».
Inoltre, un altro elemento che contribuisce ad arricchire il messaggio di questi primi versi della Divina Commedia, è come Dante parli della nostra vita anziché della sua, donando così all’opera da lui scritta un respiro universale, attribuibile all’umanità intera.
Il componimento dantesco si apre quindi con un evidente senso di smarrimento all’inizio di un viaggio che ci accomuna, in quanto esseri umani, raggiunta l’età di trentacinque anni: è un viaggio avente come méta quella di «condurre gli uomini verso uno stato di felicità, rimuovendoli dalla miseria morale» [2] (per citare Dante stesso, a riprova del fatto che l’Autore si riferisse all’intera collettività, alla «nostra» vita).
Ricercare la felicità (azione per chi scrive strettamente correlata al trovare un senso profondo alla propria esistenza) è un bisogno che, a quanto ho potuto osservare, si fa infatti particolarmente presente proprio nel decennio compreso tra i 30 ed i 40 anni d’età.
Ti ritrovi?
Tra i 30 ed i 40 anni, «nel mezzo di cammin di nostra Vita», emerge infatti un sentire che pare essere come una sveglia: una sveglia particolare, per la quale non esiste snooze, possibilità di rimandare. Continua a leggere“Nel mezzo del cammin di tua vita, di nostra vita.”
A fine Settembre ti invitiamo ad un weekend all’insegna del Reiki: un’opportunità per portarti all’esperienza di questo amorevole collegamento con l’Energia Universale (con il seminario di 1 livello, Shoden) o per scoprire (grazie agli insegnamenti del 2 livello, Chuden) nuove e benefiche applicazioni pratiche di quest’Energia, da utilizzare nel tuo quotidiano.
Le date da segnare sul calendario sono:
Sabato 23 settembre, dalle 8.30 alle 18.30, per il seminario di 1 livello – Shoden – 初伝
Domenica 24 settembre, dalle 9.00 alle 18.30, per il seminario di 2 livello – Chuden – 中伝
Il seminario di primo livello è indicato per chi non abbia ancora esperienza con il percorso di Reiki: se il Reiki ha sempre colto il tuo interesse ma non hai ancora partecipato ad un seminario o ricevuto un Reiju (armonizzazione), l’incontro di Sabato 23 può davvero esser l’occasione giusta!
Partiremo insieme dalle basi, introducendoti con calma alla storia ed ai principi del Reiki: in questa parte più didattica e teorica potrai esporci tutte le tue domande su questa disciplina.
Seguirà poi una parte più pratica in cui, in seguito alle cerimonie del Reiju (armonizzazione), potrai sperimentare un consapevole contatto con l’Energia Universale, cominciando a farne da subito un uso concreto.
Il secondo livello è invece rivolto a chi abbia già frequentato un seminario Reiki di primo livello e praticato questa disciplina, con costanza, per qualche mese almeno.
Nel seminario di secondo livello ti introdurremo alla conoscenza teorica ed all’uso pratico dei primi 3 simboli (Shirushi) del Reiki tradizionale giapponese, ognuno con la sua cerimonia di armonizzazione ed il suo mantra (Jumon).
Siamo lieti di offrirti questa opportunità di riprendere contatto con il fluire dell’Energia Universale e di accoglierti nel nostro studio per il seminario (ecco il link a Google Maps): cliccando qui trovi invece i nostri contatti per informazioni sui costi e prenotare la tua iscrizione.
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Proseguono gli appuntamenti con i seminari Reiki, qui allo studio Arcieri di Luce!
In questa primavera ti proponiamo due incontri per trasmetterti gli insegnamenti Reiki del I° o III° livello (Shoden o Okuden), a seconda di quello che è il percorso da te compiuto fino ad oggi.
L’insegnamento proposto è tradizionale giapponese, fedele quanto più possibile alle origini del Reiki ed alleggerito dalle molte sovrastrutture che il Reiki stesso ha assorbito in circa un secolo di diffusione qui in Occidente.
Le date da segnare sul calendario sono:
Domenica 28 maggio, dalle 9.30 alle 18.30, per il seminario di 3° livello – Okuden – 奥伝
Domenica 25 giugno, dalle 9.00 alle 18.30, per il seminario di 1° livello – Shoden – 初伝
Il seminario di primo livello è adatto per introdurti al percorso di Reiki: se il Reiki ha sempre colto il tuo interesse ma non hai ancora partecipato ad un seminario, l’incontro del 25 giugno è l’occasione giusta!
Partiremo insieme dalle basi, introducendoti con calma alla storia ed ai principi del Reiki: in questa parte più teorica potrai esporci tutte le tue domande su questa disciplina, dipanando i tuoi dubbi e soddisfacendo le tue curiosità.
Seguirà poi una parte pratica in cui, in seguito alle cerimonie del Reiju (armonizzazione), potrai sperimentare un consapevole contatto con l’Energia Universale, sperimentandoti nei primi trattamenti e nell’utilizzo di metodi quali l’Hatsurei-ho.
Il seminario di terzo livello è adatto a te che già hai seguito e praticato i primi due livelli di Reiki, e si propone di andare al cuore di quelle che sono filosofia e approccio spirituale di questa disciplina energetica: Okuden, il nome giapponese del terzo livello, tradotto in italiano suona infatti come «insegnamento interiore», con riferimento proprio alla sua profondità spirituale.
Siamo lieti di offrirti questa opportunità di riprendere contatto con il fluire dell’Energia Universale e di accoglierti nel nostro studio per il seminario: ti aspettiamo qui (link Google Maps) a Boves, in via F. Ferruccio Ferrari 8.
Ti chiediamo di prenotare il tuo posto iscrivendoti al seminario di tuo interesse: cliccando qui trovi i nostri contatti per informazioni sui costi, sullo svolgimento della giornata e per prenotazioni.
[Nota: in merito alle serate di scambio Reiki, la prossima sarà Venerdì 11 Marzo alle 21]
A fine Marzo, dopo l’equinozio di Primavera, ti offriamo un weekend all’insegna del Reiki: un’opportunità per portarti all’esperienza di questo amorevole collegamento con l’Energia Universale (con il seminario di 1 livello, Shoden) o per scoprire (grazie agli insegnamenti del 2 livello, Chuden) nuovi benèfici utilizzi di quest’Energia da utilizzare nel trattamento su di te e sugli altri.
È un weekend di Reiki “al quadrato” non solo poiché gli appuntamenti sono due, ma due sono anche i Master Reiki che ti seguiranno, offrendoti un’ampia prospettiva sugli insegnamenti del Reiki che comprendono sia il lignaggio del Reiki occidentale (Hawayo Takata) sia quello orientale (Hyakuten Inamoto).
Le date da segnare sul calendario sono:
Sabato 26 marzo, dalle 9.30 alle 18, per il seminario di 1 livello – Shoden – 初伝
Domenica 27 marzo, dalle 9.30 alle 18, per il seminario di 2 livello – Chuden – 中伝
Il seminario di primo livello è indicato per chi non abbia ancora esperienza con il percorso di Reiki: se il Reiki ha sempre colto il tuo interesse ma non hai mai partecipato ad un seminario o ricevuto un Reiju (armonizzazione), l’incontro di Sabato 26 potrebbe esser l’occasione giusta!
Partiremo insieme dalle basi, introducendoti con calma alla storia ed ai principi del Reiki: in questa parte più didattica e teorica potrai esporci tutte le tue domande su questa disciplina.
Nel pomeriggio seguirà poi una parte più pratica in cui, in seguito alle cerimonie del Reiju (armonizzazione), potrai sperimentare un consapevole contatto con l’Energia Universale, con l’apprendimento di metodi quali l’Hatsurei-ho .
Il seminario di secondo livello è invece rivolto a chi abbia già frequentato un seminario Reiki di primo livello e praticato questa disciplina, con costanza, per qualche mese almeno.
Nel seminario di secondo livello, in una parte maggiormente teorica, ti parleremo dell’uso comune dei primi 3 simboli (Shirushi) del Reiki e dei loro relativi mantra (Jumon).
Anche per il secondo livello ci saranno le cerimonie di armonizzazione, Reiju, con Loredana che seguirà la più diffusa simbologia occidentale ed Enrico che si rifarà alla più tradizionale via giapponese.
Siamo lieti di offrirti questa opportunità di riprendere contatto con il fluire dell’Energia Universale e di accoglierti nel nostro studio per il seminario: ti aspettiamo qui (link Google Maps) a Boves, in via F. Ferruccio Ferrari 8.
Importante: i posti disponibili sono limitati, per questo ti chiediamo di prenotare il tuo posto iscrivendoti al seminario di tuo interesse: cliccando qui trovi i nostri contatti per informazioni sui costi e prenotare l’iscrizione.
In questi giorni a cavallo del Solstizio – in cui, simbolicamente, dopo l’Oscurità più profonda torna al trionfo la Luce – si è formata pian piano in me una riflessione sui concetti di Luce ed Ombra presenti in ciascuno di noi.
Stiamo vivendo in una società in cui è sempre più alta l’esigenza di essere estremamente “performanti”, di mostrarsi agli altri perfetti, di far credere che il proprio agire sia costantemente impeccabile: un fare che, spesso, ci porta a cadere nel giudizio verso coloro che, umanamente, mostrano le loro difficoltà in una data situazione.
Insomma, un vivere dedito all’apparenza ma di fatto poco autentico.
Credo che, mai come in questo momento storico, sia necessaria l’umiltà di fare un passo indietro per riprendere contatto con quelle “parti buie” che ci appartengono: una volta osservate imparare poi ad amarle, riuscendo così ad integrarle, in modo funzionale, nella propria vita.
Siamo in costante ricerca di agio, quiete e serenità ma ancora troppo proiettati verso la convinzione che un simile stato di benessere provenga esclusivamente dall’esterno: un ritorno all’introspezione è invece un possibile strumento di recupero di se stessi, basilare per poter dare il via ad un processo di consapevolezza che non potrà che migliorare le relazioni e la realtà circostante.
Siamo essere duali e questa dualità è imprescindibile condizione della natura umana: la presa di coscienza di tale stato può diventare un ottimo aiuto per imparare non solo a convivere con siffatta verità ma, anzi, per riuscire a trasformarla a nostro favore.
Potremmo valutare l’idea di diventare tutti, nel proprio quotidiano, un po’ Diogene: colui che, in pieno giorno, girava per strada con una lanterna in mano alla “ricerca dell’Uomo”: egli aspirava a trovare qualcuno in grado di essere davvero autentico, capace di vivere in linea con la propria vera Essenza.
Ma come fare, se questa Essenza ancora non la si conosce?
Semplicemente avere la volontà di esplorare, di andare a fondo, di smuovere il proprio animo con la Fiducia che, restando in accoglienza di ciò che verrà svelato, un primo passo verso la Crescita Personale sia un grande passo verso un’Umanità Migliore.
Ecco allora il mio augurio per questo Natale: possa quella lampada restare sempre accesa ed aiutarti a trovare meraviglie!
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“Il popolo conserva così, senza comprenderli, i frantumi di tradizioni antiche, risalenti a volte anche ad un passato talmente lontano che sarebbe impossibile determinarlo… esso svolge in tal modo la funzione di una specie di memoria collettiva più o meno “subconscia”, il cui contenuto, una quantità considerevole di dati di ordine esoterico, è manifestamente venuto da un’altra parte.”
(René Guénon – SIMBOLI DELLA SCIENZA SACRA)
Da questo breve estratto (opera del famoso scrittore e filosofo del secolo scorso) si può comprendere come i Tarocchi siano, da sempre, qualcosa di misterioso che ha accompagnato l’uomo nel suo profondo intento di comprendere aspetti della propria vita; essi hanno inoltre a che fare, attraverso la loro simbologia figurativa, con il mondo degli archetipi (puoi leggere qui il mio precedente articolo).
Ma che cos’è esattamente un mazzo di Tarocchi?
Nella pratica il mazzo è costituito da 78 carte – 22 Arcani Maggiori (dal significato non immediato – arcano significa infatti misterioso) e 56 Arcani Minori (che nel tempo sono stati poi rielaborati e ripresi nei mazzi di carte tradizionali). Le suddette carte, la cui origine ancora oggi risulta incerta, sono state spesso utilizzate per fare della divinazione, nonostante dietro ai loro disegni si celi il “Mistero della Vita”.
Credo sia quasi impossibile spiegare completamente e razionalmente il loro valore: certo è che i Tarocchi costituiscono, al pari di Astrologia o Rune ad esempio, un linguaggio simbolico utilizzato dall’uomo, sin dalla notte dei tempi, per tentare di spiegare i grandi quesiti della vita.
Incuriosita dalla loro simbologia, negli anni mi sono avvicinata ad essi, con un approccio per nulla divinatorio ma esclusivamente introspettivo.
Effettivamente nei disegni degli Arcani Maggiori (che raccolgono, tra l’altro, anche alcuni simboli appartenenti alle tre più importanti tradizioni religiose – Cristiana, Ebraica e Musulmana) si nascondono profondi significati legati ad archetipi ormai radicati nell’inconscio collettivo ed in quello del singolo, tanto da divenire valido strumento di accompagnamento lungo la via verso lo sviluppo della coscienza.
Può esistere correlazione tra Tarocchi ed un percorso di Crescita Personale?
Sì, come detto i Tarocchi possono agire nella persona (grazie alle loro potenti immagini simboliche) esattamente come fanno gli archetipi, risvegliando in ciascuno di noi una particolare emozione che poi può essere analizzata, elaborata, compresa ed integrata.
Ogni Arcano riesce a lavorare sull’inconscio proprio come fa un archetipo e da qui creare un varco verso la nostra psiche, trasformandosi in efficace mezzo di conoscenza personale.
Come avviene tutto ciò?
La scelta di una determinata carta, per effetto della sincronicità (concetto introdotto da Jung che consiste nel legame tra due eventi, per nulla correlati tra loro), può permettere alla persona di vedere, attraverso le immagini dell’arcano estratto, una fotografia del messaggio inviato dal suo inconscio.
Possono quindi nascere alcuni interrogativi, quali:
“Che cosa sto creando?” – “Quali esperienze sto vivendo?” (carta L’IMPERATRICE);
”In che cosa sono in crisi?” (carta L’EREMITA);
“Che cosa si sta risvegliando in me?” (carta IL GIUDIZIO).
Questi sono soltanto esempi, ma è chiaro come, partendo da una semplice domanda, si possa indagare sul proprio mondo interiore, e da qui partire, in tal modo, verso un meraviglioso viaggio di comprensione (grazie ad altre carte, eventualmente estratte in successione) su quali possibili blocchi, dubbi, punti di forza o talenti, intervengano durante il cammino di consapevolezza personale.
Pochi secondi, secondo altre fonti addirittura frazioni di secondo: è in ogni caso molto breve il tempo che inconsapevolmente impieghiamo per formulare in noi un’idea su una persona appena incontrata, un iniziale giudizio che difficilmente verrà poi modificato (poiché negli istanti successivi tendiamo a focalizzarci sugli input che rafforzano il nostro primo giudizio, ignorando invece quelli che potrebbero metterlo in dubbio, sciogliendolo).
Una tale rapidità nel formulare un giudizio può esser legata al nostro istinto di sopravvivenza: più velocemente analizziamo chi ci sta di fronte, più efficacemente evitiamo situazioni pericolose poiché in fretta identifichiamo l’altro come partner per vantaggiose alleanze o, al contrario, come pericolo per la nostra sopravvivenza (un comportamento che poteva anche esser concretamente salvifico qualche migliaio di anni fa, tra tigri e mammut).
La tendenza al giudizio può ancora trovare motivazione nel tentativo di svalorizzare l’altro per sentirci a lui superiori, con il rischio però di costruire una finta autostima, fragile e pericolante: una pseudo-autostima che a stento poggia sulla irrazionale e distruttiva critica dell’altro.
Infine, al di là del bisogno di autostima, nella facilità al giudizio si può intravedere la nostra resistenza al cambiamento: se permettessimo il contatto pieno con l’altra persona ne potremmo uscire cambiati, potremmo dover rivedere le nostre ferme convinzioni, le sicurezze, l’immagine di noi stessi che fino ad oggi ci siamo costruiti e questo, inevitabilmente, ci spaventa.
In quest’ultimo caso il giudizio è quindi lo strumento (la barriera!) che inconsapevolmente usiamo per evitare il pieno contatto con l’altro e quindi, di conseguenza, per prevenire che si compia pienamente in noi quel cambiamento che forse già esiste in stato embrionale (e che tanto ci spaventa).
Quali sono quelle parti di noi dalle quali fatichiamo a separarci? Quali le novità che si muovono sottopelle ma che non riusciamo a riconoscere in primis, ed integrare poi?
Il professionista della relazione d’aiuto (ancor più se di scuola Rogersiana) sa quanto sia importante sospendere il giudizio ed accogliere il Cliente con accettazione incondizionata: questo significa riconoscere al Cliente la piena libertà di sostenere idee, sentimenti e convinzioni diversi dai nostri ed accettarlo in questo, valorizzandolo come persona riconosciuta nella sua unicità, nella sua umanità.
È un qualcosa che va oltre il solo rispetto e che prepara le condizioni necessarie a far sì che si instauri poi quel clima empatico di cui già abbiamo parlato in quest’altro articolo.
Solo sospendendo il giudizio possiamo infatti creare quello spazio in cui il Cliente si senta pienamente libero di esprimere il suo mondo ed i suoi valori, pensieri ed emozioni: quel mondo che poi empaticamente accoglieremo “come se” fosse il nostro.
Questa accettazione è totale ed incondizionata poiché, come scrive Rogers stesso, “quando trovo qualcuno che capisce (accoglie) solo una parte di me so che si giungerà ad un momento in cui non potrà più capirmi (accogliermi)”.
L’aver integrato quest’arte della sospensione del giudizio è a mio parere elemento imprescindibile della relazione di aiuto: è un lavoro di crescita personale che va svolto anche nella consapevolezza che la misura in cui possiamo aiutare le altre persone è direttamente correlata alla crescita raggiunta da noi stessi.
A conclusione di articolo mi concedo, caro/a lettore/trice, di scender ancor più nel personale scrivendoti che, oltre che “strumento” di lavoro nella relazione di aiuto, la sospensione del giudizio è per me tassello fondamentale dell’incontro con il prossimo: è un’attenzione a tenere il Cuore aperto, che mi porta a vedere l’altro nella sua umanità e proprio in questa umanità riconoscerlo come cellula che (per quanto diversa dalla cellula che sono io) va a comporre lo stesso grande organismo vivente.
Un organismo vivente in cui interagiscono in ogni istante più di 7 miliardi di cellule, ognuna con il suo specifico compito e funzione.
Un organismo vivente che cresce in armonia e benessere quando tutti i 7 miliardi di cellule interagiscono tra loro abbracciando il loro cammino di Vita, rispettandosi, riconoscendo le loro differenti attitudini e compiti e valorizzando queste differenze poiché in esse risiede la magia ed il movimento dell’Esistenza.
Nell’ultima decina d’anni, prestando ascolto a famiglie in situazioni disagevoli, mi sono accorto di quanto la forma più diffusa di malessere sia spesso legata all’impossibilità di percepire Amore o Affetto, al non sentirsi Amati: eppure, mi dicevo, l’Universo è pieno di Amore come una spugna gettata nel mare è imbevuta di acqua.
L’Universo è pieno di Amore, questo è quanto ho sperimentato nelle meditazioni più profonde, nelle veglie di preghiera silenziosa (grazie, Taizé), durante indimenticabili sessioni di Reiki o ancora ricercando un contatto autentico con la Natura: così è accaduto a me e così è accaduto anche a molte altre persone con le quali ho condiviso tali esperienze o con cui ho semplicemente avuto, su questi stessi temi, il piacere di confrontarmi.
Al contempo riconosco, rispetto e do valore al vissuto di tutti coloro che questo Amore non riescano a percepirlo, lasciarlo fluire nel loro quotidiano.
Provando a ripercorrere le esperienze delle persone incontrate lungo il cammino (e riguardando anche la mia, non certo priva di avvallamenti) ho cercato di visualizzare quali possano esser gli ostacoli, le barriere, al fluire ed al percepire questo sentimento di Amore Universale.
Sono emerse dal mio riflettere queste provvisorie e sintetiche conclusioni:
1. la direzione di Vita intrapresa dalla persona non è in armonia con il suo percorso spirituale: la persona stessa non ne è del tutto consapevole oppure ancora non dispone degli strumenti necessari per il «cambio di rotta»
2. la visione sulle piccole cose del quotidiano è «contaminata» da sentimenti ostili nei confronti del prossimo, spesso per interpretazione fuorviante dei comportamenti altrui (interpretati unilateralmente, senza una costruttiva verifica di persona)
3. disumana (passami l’aggettivo) frenesia del quotidiano, che porta la persona a non disporre più del Tempo necessario per ascoltar la sua Voce Interiore (che, quando ancora non contaminata da pensieri o false convinzioni, sa mostrar la sua benevolente Natura)
Mi chiedo se sia capitato anche a te, caro/a lettore/trice, di incontrare uno di questi blocchi durante il tuo cammino: se così è, se quanto scritto sopra ha in qualche modo risuonato in te, vorrei tu sapessi che è possibile veder tali barriere sgretolarsi come fa la sabbia bagnata, asciugandosi al Sole.
Sentiti parte di una umanità che perfetta non è, prendi lentamente consapevolezza del fatto che se sei giunto fin qui, saprai allora anche disporre della chiave per riaprire la porta a quell’Amore di cui hai letto in apertura d’articolo.
Articolo che si chiude riprendendo il suo stesso incipit: nell’ultima decina d’anni, prestando ascolto a diverse famiglie in situazioni disagevoli, mi sono accorto di quanto la forma più diffusa di malessere sia spesso legata all’impossibilità di percepire Amore o Affetto ed ho anche toccato con mano come, ognuno a suo Tempo, le persone siano in grado di ritrovare la loro personale strada per rimettersi in contatto con quel Sentimento Universale che tutti ci accumuna, che tutti rende umani.
Per approfondire, qui i miei contatti: ti ringrazio del Tempo che hai dedicato a questa lettura.