L’insoddisfazione: un incontro costruttivo.

La tensione dell’insoddisfazione

«Ho già fatto tanti sforzi, ed ancora non basta».
«Ho assecondato quello sfizio, soddisfatto quella voglia: ancora non basta».
«Resta quel desiderio, permane quella sensazione di mancanza, di carenza».

L’insoddisfazione somiglia talvolta ad una marea che solo temporaneamente si ritrae: un segnale che solo per qualche istante si spegne, per poi illuminarsi di nuovo.

Quale frase o metafora descrive meglio ciò che per te è il senso di insoddisfazione?

Di questo stato d’animo parliamo insieme nel pomeriggio di Sabato 11 Maggio: un parlare non fine a se stesso, ma condotto per esplorare il senso di insoddisfazione in modo costruttivo, al fine di acquisire elementi utili a far sì che più non disturbi il tuo quotidiano.

Per maggiori informazioni puoi visionare la locandina, oppure contattarci: gli stessi contatti che puoi usare per prenotare il tuo posto all’evento.

In accoglienza,

Perché chiedersi il perché? Domande più o meno utili.

«Perché mi sta capitando questo?»
«Perché quella persona si comporta così, con me?»

Alzi la mano chi non ha mai anche solo pensato ad una di queste domande, tra sé e sé, di fronte ad un imprevisto:
domande che nascono per cercare la motivazione razionale di un accadimento, che cominciano con un «perché».
Io ho alzato la mano: tu?
Anni fa ero solito chiedermi il «perché», in seguito ad un evento spiacevole di cui non comprendevo le ragioni.
Con il passare del tempo la mia esperienza mi ha portato a concludere che chiedermi il perché, in quello smarrimento, non avesse in fondo una grande utilità:
il dolore restava quello, anche dopo aver compreso il «perché» di quanto accaduto.
Se c’era profonda solitudine di fronte ad un abbandono, comprendere il perché fosse avvenuto quell’abbandono non contribuiva a lenire la solitudine: io restavo solo, in fondo.
Se c’era rabbia di fronte a ciò che percepivo come una violenta invasione dei miei spazi, comprendere il perché fosse avvenuta quell’ingiustizia non contribuiva a placare la rabbia: l’invasione restava tale.
È stato così che, con il trascorrere di diverse primavere che hanno iniziato ad ingrigirmi la barba, ho cominciato a mettere in discussione le domande che cominciano con «perché».
Ora chiedo a te: come hai vissuto fino ad ora la ricerca dei «perché»?
Ti è stata di una qualche utilità, per attraversare il momento difficile e guarire la ferita emotiva?
Nel caso la tua risposta sia negativa, ti invito a proseguire nella lettura.

Autointerrogarti va bene, purché ti serva per uscire dalle sabbie mobili del tormento emotivo.

Porti una domanda può essere di per sé una buona cosa, nella misura in cui ti evita di restare immobile nel dolore emotivo e ti aiuta a riprendere movimento: va bene quindi autointerrogarti, purché la direzione in cui la domanda ti porta sia funzionale al tuo benessere (ad uscire dalle sabbie mobili del tormento emotivo).
Se autointerrogarti va bene, ammesso che ti smuova verso una direzione buona, ti lascio qui la suggestione di tre domande che ritengo più efficaci rispetto al già citato «perché».
· Cosa mi sta accadendo, realmente?
È una domanda che ha lo scopo di ridimensionare e oggettivizzare un accaduto: questa prima domanda mette la giusta distanza tra te e l’accaduto, portandoti su una prospettiva da cui il coinvolgimento, pur presente, non è più così disorientante.
· Come sto vivendo questo evento?
È una domanda utile nella misura in cui ti porta a contattare la tua emozione interiore ed acquisire autoconsapevolezza.
Riconoscere un’emozione può aiutarti ad attraversarla, a condividerla con qualcuno che potrà così più facilmente entrare in empatia con te.
Quel qualcuno può essere una persona fidata, che davvero vuole il tuo bene, o un professionista preparato quale un Counselor.
· Cosa posso farne di utile?
Attraversata l’emozione correlata a quel vissuto, è tempo di ricostruire: come proseguo il mio cammino di vita, trasformando quanto accaduto in qualcosa di arricchente?
Queste sono tre domande tra le tante che possono esserti utili di fronte ad una situazione difficile ed imprevista: quando entri nello spazio sicuro di una sessione di Counseling vedi emergere quella più funzionale ed efficace per te, per ogni una data situazione.
Ora sai che chiedersi «perché» può essere la reazione emotivamente più probabile di fronte ad un evento che non sai gestire: è normale, la nostra mente razionale è allenata ad andare in quella direzione.
Ora, inoltre, sai anche che chiedersi «perché» non è sempre la domanda più efficace: ci sono altre domande più utili nel farti star meglio.
Ci sono altre domande: di alcune di queste ti ho scritto qui nell’articolo, le altre (su misura per te) le potrai far emergere nel corso di una sessione di Counseling (i contatti del nostro studio li trovi qui).

 

Arcieri di Luce al Counseling Day!

(Cliccando qui trovi un video che ti introduce all’argomento)

· Cos’è esattamente il Counseling?
Un modo efficace per trovare la tua risposta a questa domanda è valutare la partecipazione al Counseling Day, evento gratuito che si terrà nella giornata di Sabato 21 Ottobre.

clicca sull’immagine per la locandina

Il Counseling Day è l’occasione per incontrare diversi Counselor della provincia di Cuneo e provare personalmente, durante la giornata, l’esperienza di un breve laboratorio di gruppo (trovi il programma dettagliato dei laboratori nella locandina allegata).
Io e Loredana, come Arcieri di Luce, ti aspettiamo per il laboratorio «L’Unicità della tua Sinfonia» che si terrà dalle 14:30 alle 15:30: per prenotarti puoi chiamarci o scriverci una e-mail (qui trovi i nostri contatti).
Ti aspettiamo presso lo spazio di Agape nella giornata di Sabato 21 Ottobre, in particolare per l’occasione del laboratorio, pensato proprio per accompagnarti a vivere con più Armonia il quotidiano, partendo da quell’unicità che è la tua Sinfonia. ❣️

Nel mezzo del cammin di tua vita, di nostra vita.

Alighieri Dante.

«Nel mezzo di cammin di nostra Vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita» è forse uno degli incipit più famosi della letteratura italiana (probabilmente gli si avvicina solo «Quel ramo del lago di Como…»): chissà quante volte sarà successo anche a te, di sentirteli ripetere o doverli recitare.
Per quanto venga sovente citato a memoria, l’incipit de “La Divina Commedia” ha tuttavia un significato profondo: lo puoi trovare già a partire dall’iniziale informazione che, raggiunti i trentacinque [1] anni di età, la «diritta via venga smarrita».
Inoltre, un altro elemento che contribuisce ad arricchire il messaggio di questi primi versi della Divina Commedia, è come Dante parli della nostra vita anziché della sua, donando così all’opera da lui scritta un respiro universale, attribuibile all’umanità intera.
Il componimento dantesco si apre quindi con un evidente senso di smarrimento all’inizio di un viaggio che ci accomuna, in quanto esseri umani, raggiunta l’età di trentacinque anni: è un viaggio avente come méta quella di «condurre gli uomini verso uno stato di felicità, rimuovendoli dalla miseria morale» [2] (per citare Dante stesso, a riprova del fatto che l’Autore si riferisse all’intera collettività, alla «nostra» vita).
Ricercare la felicità (azione per chi scrive strettamente correlata al trovare un senso profondo alla propria esistenza) è un bisogno che, a quanto ho potuto osservare, si fa infatti particolarmente presente proprio nel decennio compreso tra i 30 ed i 40 anni d’età.
Ti ritrovi?
Tra i 30 ed i 40 anni, «nel mezzo di cammin di nostra Vita», emerge infatti un sentire che pare essere come una sveglia: una sveglia particolare, per la quale non esiste snooze, possibilità di rimandare.
Continua a leggere“Nel mezzo del cammin di tua vita, di nostra vita.”

Perché credere all’Astrologia?

In realtà, non c’è proprio nulla da credere!
Pensare all’Astrologia come un qualcosa di previsionale è soffermarsi su un suo aspetto alquanto riduttivo, tra l’altro sviluppatosi in modo esponenziale ma distorto, per questioni commerciali, negli ultimi decenni.

“Il fatto che proiettiamo qualcosa sulle stelle
significa

che possediamo qualcosa che appartiene
anche alle stelle.

Facciamo veramente parte dell’universo.”
(Carl Gustav Jung)

Questo antico linguaggio cosmico nasconde una saggezza millenaria, utilizzato dall’uomo, da tempo immemore, per rispondere ad alcuni importanti quesiti: “Chi sono?” “Da dove vengo?” “Perché mi accade ciò?”; ed essendo un linguaggio simbolico, va approcciato con una mente piuttosto analogica.
L’Astrologia è un meraviglioso linguaggio sacro, impregnato di simboli, di immagini archetipiche e mitologiche che echeggiano nella psiche, diventando un ottimo percorso verso l’autocoscienza, ovvero un cammino di presa di coscienza di sé, di consapevolezza personale sui propri talenti, le proprie potenzialità, i punti di forza così come le proprie debolezze e fragilità, i propri blocchi ed eventuali schemi poco funzionali o ripetitivi.
Ognuna di queste immagini, ognuno di questi simboli, di cui l’Astrologia è intrisa, ha un chiaro significato, di conseguenza comprenderlo a fondo può permettere di capire quali energie (e in quale modalità) si muovano dentro di noi, risuonino con noi.
Ed a proposito di “risonanza”, un concetto utile a comprendere la connessione tra noi e le stelle è quello di sincronicità cioè l’esistenza di un legame tra eventi che avvengono simultaneamente senza apparente correlazione; i pianeti non influenzano la nostra vita, ma è l’essere umano che proietta un chiaro e specifico significato su di essi; quindi, la loro vibrazione risuona con quella più similare all’essere umano, creando di volta in volta risposte e reazioni differenti; questa connessione riporta alla corrispondenza tra Microcosmo e Macrocosmo, si basa cioè sulla correlazione inevitabile tra tutto ciò che esiste e si muove nell’universo.
Inoltre, secondo Jung, ciò con cui noi non siamo in contatto a livello conscio ci accade poi come destino; pertanto, più c’è aderenza, in modo cosciente, alla nostra vita interiore – ed in questo l’astrologia è un ottimo strumento di conoscenza e di aiuto – e più potremo ottenere delle opportunità di trasformazione ed evoluzione personale.
Concludendo, non si tratta di credere ma di fare in realtà un’esperienza, poiché attraverso l’abbinamento di Astrologia e Counseling, utilizzo il Tema Natale per accompagnare la persona ad una piena e consapevole presa di coscienza di tutte le sue parti; viaggio fondamentale di conoscenza interiore verso la tua Essenza, un contatto più autentico che può aiutarti a diventare ciò che sei destinato/a ad essere davvero.

 

Il Counseling fa per me?

Ti sei mai chiest@ se il Counseling faccia al caso tuo?
In questo articolo, corredato del video che trovi qui, potresti trovare la tua risposta al quesito.
Dopo averlo sperimentato in prima persona, ciò che posso scriverti è che il Counseling sia un valido strumento per persone che (non presentando patologie psichiche o disturbi della personalità di competenza dello psicoterapeuta) stiano attraversando un momento particolarmente delicato del loro cammino.

Il Counseling, quindi, può esser anche per te una efficace forma di intervento nei casi in cui:

Continua a leggere“Il Counseling fa per me?”

Laboratorio Esperienziale: Il Cercatore (l’iniziativa concreta verso la meta)

«…parte di te desiderosa di fare esperienza orientandosi verso la vocazione che dà senso al tuo cammino».

Ciò che facciamo ogni giorno è interagire con la realtà, interpretandola soggettivamente: se qui scrivo ad esempio la parola «mare» si generano in me ed in te sensazioni differenti, poiché differenti sono le esperienze che di quel «mare» io e te abbiamo interiorizzato.
Con il laboratorio esperienziale «il Cercatore» hai la possibilità di sperimentare come agisca, come si muova quella parte di te desiderosa di fare esperienza del mondo orientandosi verso la vocazione che dà senso al tuo cammino.
L’archetipo del Cercatore è investito di spirito di iniziativa, da lui stesso alimentato con la fiducia in una mèta raggiungibile: con curiosità e voglia di apprendere, di percepire un senso di fondo nelle azioni quotidiane, il Cercatore adotta soluzioni creative per mantenere la rotta e fare del percorso un qualcosa di arricchente.
Conoscere come si muova in te l’archetipo del Cercatore può aiutarti a vivere meglio il percorso verso la tua chiamata: per accompagnarti in questo processo ti aspettiamo sabato 14 ottobre, dalle 14.30 alle 18.30, nel nostro accogliente studio (clicca sull’immagine oppure qui per visionare la locandina dell’evento).
Un altro pezzo di cammino che possiamo fare insieme.
Ti aspettiamo,

Il vuoto fertile in Gestalt

Immagina di aver da poco concluso la lettura di un libro avvincente: chiuso il libro osservi le sensazioni che questo ha generato in te e , nel momento in cui stai assimilando l’esperienza che quel libro ha rappresentato, non c’è spazio per fare altro.
È un vuoto che abbiamo conosciuto entrambi, anche in merito a diversi episodi della Vita: l’assenza di stimoli, di bisogni emergenti o motivazioni che ti portino ad andare verso qualcosa.
Così, in modo sintetico, definiamo il «vuoto fertile»: uno spazio in cui non c’è in te alcun desiderio di interagire con l’ambiente poiché stai finendo di assimilare una esperienza e non si è ancora, al momento, palesata la successiva.

«Questo vuoto è fertile poiché da qui puoi creare qualcosa di nuovo…»

Questo vuoto è fertile poiché da qui puoi creare qualcosa di nuovo, andando incontro al tuo futuro prossimo senza ripetere gli schemi che già conosci: ricordi l’esempio del libro appena finito? Osservare senza giudizio le sensazioni che quell’esperienza ti ha portato genera in te suggestioni nuove, impressioni che ti portano fuori dagli schemi e verso un approccio più flessibile e funzionale alle cose.

Facile a dirsi, meno a farsi: nella società odierna c’è poco spazio per l’ascolto interiore, ed emerge invece la tendenza ad andare verso la direzione della performance quotidiana oppure verso quella di soddisfare desideri e voglie che arrivano dall’esterno. Come posso però esser performante al di fuori, ad esempio in famiglia o sul lavoro, se non mi son preso cura di ciò che ho dentro? E come può saziarmi spendere soldi per soddisfare un bisogno che non è realmente mio?

Vivere l’esperienza del vuoto fertile è utile per ridare significato al tuo agire: se vuoi soddisfare un tuo bisogno, il requisito primo è dare a quel bisogno il tempo di emergere (da dentro te) e, per dargli il tempo di emergere, ti è richiesto accogliere un momento di vuoto fertile.
Accogliere quel vuoto che c’è tra una esperienza e la successiva significa che ciò che andrai a fare sarà più arricchente poiché poggerà sulle sempre più solide basi di chi sei.
Accompagnarti a far ciò è una delle attività che animano questo studio: se vuoi restare in contatto, puoi cominciare da qui.
A presto,

 

Laboratorio esperienziale: le qualità dell’indole

Ci sono aspetti del tuo carattere che «per abitudine» porti sulle spalle ogni giorno, anche se non ti appartengono del tutto (come uno zaino che, con il tempo, s’è riempito di pesanti oggetti non tuoi): sono i condizionamenti che hai assorbito in seguito alle esperienze vissute o alla formazione ricevuta.
Da un lato c’è dunque il carattere che hai acquisito, dall’altro lato c’è la tua indole, che contiene le caratteristiche più autentiche ed intrinsecamente tue.
L’indole è intimamente tua e da lì ripartiamo insieme con questo laboratorio: ripartiamo da quanto ti appartiene da sempre, così che tu possa riconoscerlo e metterlo a frutto, valorizzando quelle tue preziose attitudini innate e riconoscendo (per esclusione) quali siano i pesanti ingombri che invece non ti riguardano.

Le qualità della tua indole sono con te fin dalla nascita: ti va di dar loro l’opportunità di emergere ed agire?

clicca sull’immagine qui sopra per scaricare la locandina
· L’INDOLE ·
laboratorio esperienziale per la riscoperta e la valorizzazione della tue attitudini innate
· sabato 11 marzo · ore 15.00 · Arcieri di Luce (Boves) · 
· partecipazione 29 euro · richiesta prenotazione · 

Ti aspettiamo,

Chi è il Counselor (definizione di Counseling)

Su chi sia il Counselor ho sentito diverse definizioni in questi anni e, se riconosco l’utilità di spiegazioni maggiormente razionali ed etimologiche, sono però al contempo attratto dalla spontaneità e dall’efficacia di definizioni che vadano dirette al cuore: una, in particolare, mi arrivò da una mia insegnante qualche tempo fa.
«Il Counselor è colui che ti accoglie», disse.
Sulle prime non capii appieno, ancora troppo legato alla sola comprensione logica e razionale.

Affinché tu possa lasciar emergere intuizioni e risorse che sono in te

In seguito, proseguendo la formazione ed il cammino di Crescita Personale, mi sono reso conto di quanto questa accoglienza sia percepibile se vissuta in modo esperienziale, entrando in prima persona in quello spazio empatico in cui sviluppa la relazione Counselor – Cliente: è questo l’inizio di una sessione di Counseling, in cui il Counselor accoglie incondizionatamente la tua attuale difficoltà, ascoltandoti in modo profondo ed attivo.
Condiviso quanto ti appesantisce, in questo spazio dal quale sei pienamente a tuo agio il Counselor sa accompagnarti e sostenerti affinché tu possa lasciar emergere intuizioni e risorse che sono in te: le intuizioni ti offrono nuovi utili punti di vista sul problema mentre le risorse ti permettono di concretizzare, di attuare quei punti di vista nel quotidiano.

Con adeguati sostegno ed accompagnamento, seguendo la strada tracciata dalle tue intuizioni, attraversi così la difficoltà contingente per andar incontro a quel tuo bisogno con ritrovate risorse.
Volendo integrare la definizione di cui sopra ti direi quindi che il Counselor è colui che ti accoglie e crea uno spazio dal quale puoi scoprire nuovi punti di vista sulla difficoltà del momento: sono utili «novità assimilabili» che ti permettono di ripristinare quella tendenza innata a fare il meglio che puoi, in ogni momento, per il tuo bene.
Quella che era in origine una difficoltà si trasforma così in occasione di crescita e, con ritrovata fiducia, puoi riprendere il tuo percorso di Vita.