Ho cominciato a scrivere questo articolo in modo impersonale, come fosse un contenitore sterile da riempire con informazioni che possano esserti utili.
Ho cancellato quanto già redatto quando mi sono accorto che la stesura non mi stesse portando da nessuna parte, poiché ai miei occhi troppo impersonale.
Ricomincio da capo mettendoci il cuore ❤️, modalità in cui sento di muovermi in questo presente: ricomincio da una storia di Vita vera, la mia.
Qualche anno fa, colei che al tempo era la mia fidanzata, mise tra le motivazioni principali della sua decisione di interrompere la relazione quella che io fossi “troppo incentrato sui suoi bisogni”: all’epoca avevo iniziato da poco un cammino di crescita personale, da troppo poco per non restar turbato di fronte ad una frase del genere.
“Ci può dunque essere troppa empatia?”
“Sta davvero finendo una relazione poiché ho investito troppe risorse nel curarmi dei bisogni di chi mi sta vicino?”
Questo (ed altro) mi domandavo, ancora confuso dall’improvviso cambiamento nella mia vita sentimentale e da altre situazioni che (come satelliti) mi orbitavano intorno, rischiando di convergermi addosso.
Nel caso anche a te fosse accaduto di aver sofferto per “troppa empatia” (concedimi l’enorme semplificazione nel virgolettato) desidero portarti una buona notizia: ci sono altre modalità relazionali che puoi sperimentare, valutandone con la tua esperienza la misura in cui possan esser utili.
Una di queste modalità è quella delle tre posizioni percettive: a me è stata di supporto per ritrovare un equilibrio nelle relazioni e, augurandomi possa esserti altrettanto d’aiuto, ne condivido qui i fondamenti.
Se ti capita di far parte di relazioni (di vario tipo, anche non affettive in senso stretto) in cui sembra impossibile intravedere una soluzione win-win che soddisfi entrambi le parti, potresti trovare un tuo personale e nuovo equilibrio provando a spostarti tra tre principali posizioni percettive.
Un nuovo equilibrio da cui emergano per te punti di vista, prospettive ed intuizioni proficue che prima non riuscivi a scorgere.
Quali sono queste tre posizioni?
(le ho rinominate usando metafore prese in prestito dal mondo della recitazione)
- la posizione del protagonista: rappresenta la tua visione della situazione, è il tuo punto di vista
- la posizione del co-protagonista: ti porta il punto di vista e le percezioni dell’altra persona che, in quella determinata situazione, si sta relazionando con te
- la posizione del regista: è una posizione emotivamente più distaccata, dalla quale puoi vedere quanto si muova tra te ed il co-protagonista senza esserne eccessivamente coinvolto/a
Ciascuna delle tre posizioni può essere arricchente se vissuta in equilibrio con le altre tre ma può anche divenire controproducente se abitata univocamente, come fosse l’unica via possibile: trovi qui sotto esempi concreti di cosa intendo.
· Posizione del protagonista:
la posizione dalla quale tu vedi il mondo delle tue relazioni ti è utile nella misura in cui ti permette di mettere a fuoco i tuoi bisogni, ciò che vuoi veramente
permanere troppo in questa posizione può portarti una prospettiva individualista in cui perdi di vista i bisogni dell’altra persona e rischi di muoverti con troppa aggressività ed egoismo
· Posizione del co-protagonista:
è la posizione da cui riesci a vivere l’esperienza in modo spiccatamente empatico, vestendo i panni dell’altro: “cosa sente chi mi sta vicino?” “come può reagire ad una mia azione?” sono alcune tra le domande a cui, da questa posizione, puoi trovar risposta
permanere troppo in questa posizione, senza equilibrio con le altre due, può portarti a vivere le sensazioni ed i bisogni altrui come eccessivamente ingombranti, fino alla situazione limite in cui perdi la capacità di formulare quali siano i tuoi bisogni / obiettivi
· Posizione del regista:
di questa posizione ho già parlato in un video (clicca qui per il link diretto al punto del video in cui te ne parlo) – qui aggiungo che:
è una posizione analitica, dalla quale riesci a vedere le cose in modo più obiettivo: se un’ondata di emozioni ti confonde e non ti permette di vederci chiaro, abitare per un attimo questa posizione può esser un porto sicuro
uno sbilanciamento su questa posizione potrebbe darti una collocazione eccessivamente fredda e distaccata, al limite del menefreghista insensibile (non funzionale per stare in relazione con l’altro)
Quanto in sintesi qui riportato è l’approccio iniziale che può aiutarti a trovare quel nuovo equilibrio nelle tue relazioni che, come fossero uno sgabello stabile, vadano a poggiare su tutte e tre le gambe, su tutte e tre le posizioni percettive.
Se ti interessa saperne di più sull’argomento ti informo che molto presto pubblicherò un video in cui ne parlerò in modo più approfondito, inserendo nel filmato anche un esercizio che ti permetta di muoverti e viverti queste tre posizioni: iscriviti al mio canale YouTube per esser avvisato alla pubblicazione del video.
A presto dunque,
e buon esercizio d’equilibrio! ☀️